lunedì 25 agosto 2008

Fattori che intervengono nel fluire ritmico del Djembe

Vari fattori concorrono al fluire del ritmo nel Djembe. Ognuno di questi fattori dà una specifica impressione all'orecchio dell'ascoltatore ed ecco che, magicamente, una figurazione ritmica molto semplice si trasforma in qualcosa di molto bello e vario da ascoltare e, anche, per chi si avvicina allo studio del linguaggio del Djembe, in qualcosa di potenzialmente difficile da eseguire.
In realtà, i vari fattori di cui parlavamo nel titolo influenzano molto l'ascolto e la comprensione del grado di difficoltà esecutivo, facendo a volte sembrare difficili, figurazioni che non lo sono affatto.
Per carità, non è che manchino i virtuosismi e le figure difficili, che solo i grandi strumentisti possono eseguire, ma tante figure, che sembrano difficili, ad un'attenta analisi del materiale sonoro, diventano più accessibili.

Quali sono quindi questi fattori?

Non voglio dilungarmi in un saggio musicale... farò qui qualche semplice considerazione ed analisi su cui, chi vorrà, potrà fare della pratica e vedere poi se ciò che ha esperito si accorda con le mie considerazioni o se aggiunge o toglie qualcosa ad esse.

Dicevamo, quali sono quindi questi fattori?

Il primo fattore che mi viene da proporre alla vostra attenzione sono le figurazione ritmiche vere e proprie quali le duine, le terzine, la croma seguita da due semicrome, la croma con il punto e la semicroma che la segue, le sestine etc... tutto ciò che fa parte del bagaglio musicale scritto dell'occidente. In misura minore anche la durata e tutta la classificazione dei tempi, binari e ternari, semplici e composti etc. etc.

Il secondo fattore sono gli accenti posti all'interno delle figurazioni ritmiche. Esemplicativa è la famosa sincope... nel linguaggio rock e jazz è il battere ed il levare.
La musica africana ha una grande predilezione per il levare. Molte delle figurazioni ritmiche del Djembe cominciano in levare.
Il discorso sugli accenti è molto vario. Rimando a vari testi teorici sull'argomento.
A noi è sufficiente dire questo: a volte basta un inizio in levare per confonderci totalmente le idee. Quindi, attenzione al levare ed in generale agli accenti nelle figurazioni ritmiche poichè essi sono uno dei fattori più potentemente coinvolti nel fluire del ritmo.

Il terzo fattore è il modo di colpire il Djembe. Esistono quattro tipi di colori principali nel colpo: lo Slap, il Tune, il Bass ed il Ghost. Ne esiste in realtà anche un altro che non è correttissimo chiamare colore di un colpo: il Flam, che non sarebbe altro che un colpo dato all'unisono da tutte e due le mani. Nella musica africana questo unisono viene leggermente sfalsato tanto da sembrare quasi due colpi, uno velocissimo di seguito all'altro. La combinazione di tutti questi colpi ha dei risultati complessi - e molto belli all'ascolto - sul ritmo.
Sono "le voci" della musica classica occidentale. Dare forza all'una o all'altra voce oppure integrarle o intrecciarle e valorizzare e l'una e l'altra, a seconda dei momenti, dà spessore, bellezza e particolarità al suono, al ritmo, al pezzo che si sta eseguendo. Magari all'orecchio dell'ascoltatore - soprattutto di un musicista in erba - lo complica anche.

Perché - e questo è fondamentale - la successione dei colori in un modo o in un altro fa sembrare le stesse figurazioni ritmiche molto diverse fra loro. Sembra, cioè, che l'esecutore, variando la successione dei colori nell'ambito delle stesse configurazioni ritmiche, suoni dei ritmi assai diversi fra loro.
Ed a quel punto solo un'attenta analisi del materiale sonore può facilitare la comprensione ritmica ed esecutiva di un brano.

Il quarto fattore - ma più che di fattore qui potrebbe parlarsi di modalità interpretative, che comunque concorrono assolutamente anch'esse alla dinamica dell'ascolto - sono la dinamica del colpo e la parte dello strumento che il suonatore percuote. Anche nell'ambito fisico delle parti deputate ad un certo tipo di colpo quale ad esempio il colpo di basso.
Del quarto fattore fanno parte anche la morbidezza della mano, quante dita ne sono coinvolte, la posizione che assume la mano quando colpisce la pelle, lo stile elaborato da un particolare esecutore partendo da standard tecnici percussivi, etc. etc.

Questi fattori concorrono tutti insieme al ritmo che scaturisce da un Djembe.

Sarebbe utile per lo studio tecnico - e qui propongo una metodologia di studio - approfondire questi fattori uno alla volta.

Altre considerazioni possono riguardare la velocità, l'alternarsi di momenti lenti e veloci nell'ambito di una stesso ritmo. Ma la cosa è più capibile a livello di ascolto e quindi nel fluire ritmico riveste meno importanza. E' più importante capire quale colore viene dato al colpo, sia se questi venga dato lentamente o velocemente.

Un'ultima considerazione veramente importante è che i percussionisti in generale, fra cui, molto, gli africani, usano svariati abbellimenti... Quindi appoggiature, acciaccature, trilli (sia in battere che in levare, con tutta la differenza - sostanziale - che ne consegue).

Ad esempio può capitare che un gruppo di 5 note - do, re, mi, fa, sol - sia in realtà do, re, mi, fa, do. Dove l'ultimo do non è nient'altro che la nota principale, la nota base, mentre il do, re mi, fa è un'acciaccatura di 4 noticine che viene eseguita velocissimamente prima di cadere sulla nota base.

Continuerò ad usare la locuzione nota base ma in realtà questa locuzione rappresenta l'unità di tempo base in contrasto con le figure ritmiche di abbellimento. Ad esempio nel 2/4 l'unità di tempo base è rappresentata da due colpi di metronomo e che vengono detti così con la voce: uno - due; uno - due; uno - due.

Vediamo praticamente: noi abbiamo il solito tempo in 2/4. Non partiamo sul primo quarto perché - ancora più difficile - il ritmo è in levare. Quindi non suoniamo sul primo battito di metronomo ma sul secondo. Quindi in linguaggio di solfeggio: uno - toc; uno - toc; uno - toc. Ci siamo? Bene. Sostituiamo al toc, la nota do. Avremo: uno - do; uno - do; uno - do. Ci siamo ancora? Bene. E' facile, no? Il do è la nota base. Semplice, è un 2/4, uno - do; uno - do; uno - do.

Ora gli africani, cattivissimi, cosa fanno? Aggiungono un gruppetto di 4 note fra l'uno ed il do, cioè eseguono un'acciaccatura fra l'uno ed il do che va ad inserirsi nell'intervallo di tempo fra l'uno ed il do e va a cadere sulla nota base, il do, appunto.
Tremendo, direte voi mentre il vostro orecchio recepirà: uno doremifa do; uno doremifa do; uno doremifa do. il doremifa sarà molto veloce perché devono entrare 4 note in un lasso di tempo molto stretto e cadrà esattamente sul do e sul secondo battito del metronomo.

Capire in un ritmo quali sono le unità di tempo base - e staccarle, isolarle dal contesto - per poi capire anche quali sono gli abbellimenti che arricchiscono il tempo base o quali abbellimenti possiamo creare su quelle unità di tempo base è importantissimo per risolvere i problemi esecutivi legati ad un ritmo di Djembe.
La tradizione scritta della musica occidentale delinea bene la differenza fra tempo base ed abbellimenti, che vengono usati come arricchimenti - e con quale ottimo risultato nei ritmi del Djembe - dell'unità di tempo base.

Quindi - e mi ripeto -, avere ben chiara nella testa questa differenza è fondamentale, a mio avviso, per capire bene il fluire ritmico del Djembe e degli strumenti percussivi africani in generale.

Un'applicazione pratica per afferrare bene la differenza fra unità di tempo base ed abbellimenti è quella di praticarli.
Quindi prima di una nota base provate a metterci due noticine che vadano a cadere sulla nota base e quindi sul vostro battito del metronomo: dore do; dore do; dore do. Poi provate con 3 noticine: doremi do; doremi do; doremi do. Poi con 4: doremifa do; doremifa do; doremifa do. Infine con una: do do; do do; do do: qui vi accorgerete che quasi state eseguendo un flam... sembra che tutto torni nell'universo.

Potete trovare il video di questo scritto su:
http://it.youtube.com/user/paoloemidioangelini

Buon lavoro e ciao

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